Allons enfants
È iniziato il Festival di Cannes, la "falsa partenza" della stagione dei premi
-304 giorni alla Notte degli Oscar
Mentre stendevo l’ultima newsletter, quella di un mese fa, a un certo punto mi sono reso conto di aver fatto un errore. Ho fatto una lista di tutti i film più importanti che sulla carta potrebbero diventare dei grandi protagonisti della prossima stagione dei premi e mi sono dimenticato di citare qualcosa che passasse da uno degli eventi chiave per lanciarla. Un appuntamento che negli ultimi anni si è combattuto con Venezia il Pippo Baudo d’Oro per il più bravo anticipatore di trionfatori agli Oscar. Un Festival che qualcuno considera addirittura la vera partenza della stagione dei premi. E se non fosse che poi tutto si ferma per l’estate e si ricomincia a settembre, questo qualcuno avrebbe anche ragione. Insomma, sto parlando del Festival di Cannes, che è in corso proprio in questi giorni.
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Naturalmente una volta che ho notato l’errore ho corretto e infatti nel listone ci trovate La trama fenicia, il nuovo film di Wes Anderson in uscita il 29 maggio e in concorso proprio a Cannes. Eppure viene da chiedersi perché tra tutti i film che ho raccolto inizialmente (anche contando quelli che ho tagliato con sofferenza) non ce ne fosse neanche uno destinato alla Croisette. Potrei buttarla in caciara e parlare del patriottismo, del “derby” Venezia-Cannes e del fatto che sono molto più legato al primo dei due Festival. Per intenderci, sulla Croisette non ho ancora avuto occasione di andare, mentre il Lido è un pochino casa (se con “casa” intendiamo “non dormire per due settimane e nutrirsi di spritz e caffè”). Ma in realtà non è così.
Il motivo vero per cui Cannes non c’era è che è un Festival molto più complicato da prevedere. Perché la sua Sélection è per certi versi più ricercata di quella di altri appuntamenti, nel senso che va davvero a scavare in profondità nell’offerta cinematografica mondiale per trovare i film più inaspettati. Chi emerge da Cannes sono spesso autori nuovi, non necessariamente emergenti o alla propria opera prima, ma che magari non sono mai stati candidati forti in passato e poi vanno a Los Angeles a sbancare. E allora, visto che l’attenzione del mondo cinematografico in questo momento è tutta rivolta al Sud della Francia, proviamo a entrare più nel dettaglio e capire cosa potrebbe regalarci quest’anno.
Il Festival di Cannes, l’altro grande

Ci sono tanti motivi per cui una manifestazione può definirsi prestigiosa, ma Cannes ne sfrutta uno molto semplice: la longevità. Questo evento infatti è uno dei primi grandi Festival nati per celebrare il cinema, proprio negli anni in cui ci si rendeva conto del potenziale immenso del medium. Prima di Cannes c’erano stati solo i Premi Oscar (nel 1929) e Venezia (nel 1932) e il Festival francese nasce proprio in contrapposizione con quest’ultimo, troppo influenzato dagli amici di quel personaggio interpretato in TV da Luca Marinelli. La prima edizione avrebbe dovuto avere addirittura uno dei fratelli Lumière alla guida, ma fu rimandata: il programma prevedeva che iniziasse il 1 settembre 1939, ma la Storia aveva altri piani. Si ripartì con slancio a guerra finita, nel 1946 lanciando uno degli eventi più importanti di tutto il calendario cinematografico.
Il confronto con Venezia quindi non è solo il classico campanilismo all’italiana, ma in qualche modo è radicato direttamente nelle origini di questo evento. E se è vero che per fortuna non ci sono più le stesse ragioni a distinguere i due Festival, rimangono separati da una diversa sfumatura nella concezione di cinema, almeno negli ultimi anni. Lo accennavo più sopra: Cannes ha adottato quella che potremmo chiamare una “politica della scommessa”, puntando sempre più spesso su autrici e autori meno noti, senza necessariamente cercare il grande nome. I film che passano dalla Croisette sono tipicamente più ricercati e sperimentali, anche i vincitori difficilmente diventeranno grandi successi di pubblico. Da questa valutazione sono esclusi ovviamente i Fuori Concorso, come può testimoniare Fast & Furious 9 - The Fast Saga che ha debuttato proprio a Cannes nel 2021. Di contro Venezia è spesso riuscita a trovare un maggiore equilibrio, accogliendo nella sua selezione titoli più capaci di intercettare il mainstream, pur mantenendo sempre alto il livello qualitativo. Al di là del “poopopopopopooopoo!” questo è il vero motivo per cui ho sempre trovato più interessante il Festival italiano, rispetto a quello francese.
Ma Cannes rimane comunque un appuntamento fondamentale del calendario e ha un curriculum che può confermarlo. Soprattutto negli ultimi anni ci sono stati diversi film che sono partiti proprio dalla Croisette, per poi incassare nella stagione dei premi da settembre o quantomeno diventare uno dei grandi protagonisti. Se guardiamo all'anno scorso per esempio, dal Festival francese sono passati e hanno ritirato dei premi The Substance, Emilia Pérez e Anora. E per chi non leggeva ancora Popcorn in Smoking (benvenuti amici, grazie per l'iscrizione) ricordiamo che sono stati rispettivamente la sorpresa, il favorito fino all'ultimo secondo e il trionfatore totale degli Oscar. Ma l'onda positiva di Cannes non si limita all'ultima edizione, ci sono tantissimi casi che si potrebbero citare. Per semplificare, mi limito a menzionare il clamoroso e indimenticabile Parasite, il resto lo lascio a voi da scoprire come compito a casa.
Quello che però è molto interessante, tenendo sempre Venezia come riferimento, è quanto sia difficile prevedere sulla carta non solo i vincitori di Cannes, ma anche quali tra i film della Sélection potrebbero guadagnarsi un posto di rilievo nella stagione dei premi. Proprio per questa politica di puntare su autori e progetti più ricercati, i titoli che escono da questo Festival sono più inclini alle sorprese. Non che a Venezia manchino del tutto: nessuno si sarebbe davvero aspettato che Joker sarebbe diventato il fenomeno che è stato, né tantomeno La La Land. Entrambi però sono arrivati al Lido già come "attenzionati speciali", già sapevamo che c'era la possibilità di qualcosa di grande. Con Cannes fare queste valutazioni è molto più complicato. Ma questo non ci fermerà dal provarci.
Cosa ci aspetta quest’anno?
Ho fatto tutte queste premesse perché giusto stamattina riflettevo su quanto siano state inutili le centinaia di pagine (cartacee e virtuali) scritte per fare pronostici sul nuovo Papa, risultate quasi tutte sbagliate al momento della verità. E allora prima di prendere la mia sfera di cristallo, mi sembrava il caso di chiarire che c'è una buona possibilità che le mie previsioni sui candidati potenzialmente più forti siano completamente errate e che il vero campione di questo Cannes sarà un film totalmente imprevisto. Ma in fondo è questo il bello.
E cercando un approccio logico, il primo film da tenere d'occhio è senza dubbio La trama fenicia. Si tratta del nuovo lavoro di Wes Anderson, uno dei pochi nomi relativamente mainstream della Sélection di quest'anno. Si tratta però di un regista che ha spesso passeggiato per la stagione dei premi, senza quasi mai diventarne effettivo protagonista. Paradossalmente i maggiori successi li ha ottenuti quando ha gareggiato in categorie viste come secondarie, come l'animazione o i cortometraggi. Chissà che questa non sia la volta buona per il suo ritorno alla ribalta.
Un altro che sulla carta ha del gran potenziale è Richard Linklater. Un autore molto noto tra i cinefili, un po' meno nel mondo pop anche se tutti conoscono il suo School of Rock. Io personalmente sono un suo grande fan (anche solo per la trilogia Before) e ho ancora negli occhi lo stupore con cui ho vissuto Boyhood, ultimo grande successo di questo regista agli Oscar. Si presenta in concorso con Nouvelle Vague, un film molto francese, fin dal titolo. Racconta la storia di Jean-Luc Godard, uno dei più importanti registi transalpini della storia, attraverso le riprese del suo Breathless. Insomma, è una sorta di biopic, sul cinema per di più, e già solo per questo parte molto bene. Se avesse il cast de La trama fenicia, avrei più fiducia nelle sue possibilità, ma non tutto è perduto. Se la gioca tutta sul campo: non vedo l'ora di vedere le reazioni dopo la premiére.
Scendiamo ancora un gradino nel campo della fama per il grande pubblico e parliamo di Eddington. A dirigerlo è Ari Aster, che il pubblico di appassionati conosce per Hereditary e Midsommar. Un regista che sembrava lanciatissimo, ma non è riuscito nel threepeat con Beau ha paura, che non ha sfondato come i lavori che lo hanno preceduto. Ora torna quindi alla carica con un nuovo film che è sorretto anche da un cast molto interessante. Ci sono due attori freschi di Oscar come Joaquin Phoenix ed Emma Stone, c'è un talento in ascesa come Austin Butler e c'è Pedro Pascal, che sta solo aspettando l'occasione giusta per passare a incassare. Considerato il momento di grazia di questo attore, che sta anche per diventare una delle figure chiave del Marvel Cinematic Universe, forse Eddington potrebbe essere la volta buona.
Muovendoci in zone più azzardate, non credo molto in Alpha di Julia Ducornau. È vero che questa regista ha vinto la Palma d'Oro con il precedente Titane, ma è anche vero che si trattava di un film molto indigesto per il grande pubblico e questo non sembra da meno. Però lo cito perché sai mai che il caso The Substance non abbia davvero aperto qualche porta...
Altrettanto improbabile è un buon risultato di Fuori, nuova opera di Mario Martone e unico film italiano in concorso. Per quanto in generale sia un autore molto apprezzato (anche da me) non vedo un particolare interesse dalla nostra critica e sarà quindi difficile che arrivi a intercettare quella estera. Però mi incuriosisce la coincidenza di trovare un biopic sulla scrittrice Goliarda Sapienza poco dopo che su Sky è passata una ambiziosa miniserie basata su uno dei suoi libri più famosi, L'arte della gioia. Chissà, magari riuscirà a ritagliarsi qualcosa nella gara per il Miglior film straniero.
Menzione speciale per Eleanor the Great, perché si tratta del debutto alla regia di Scarlett Johansson. Normalmente non basterebbe questo per renderlo un film da tenere d'occhio: per dire, non vi ho citato The Chronology of Water, l'opera prima da regista di Kristen Stewart che sarà sempre a Cannes. Ma Eleanor the Great ha dietro qualcuno di più forte dell'ex-Vedova Nera, che ci sta credendo davvero. Questo week-end Johansson sarà al finale di stagione del Saturday Night Live e non mancherà di promuovere questo film e iniziare quindi la campagna per la stagione dei premi. Che in realtà è iniziata già alla scorsa edizione degli Oscar, quando l'attrice ha presentato un premio insieme a June Squibb, protagonista proprio di Eleanor the Great. Il messaggio era chiaro: "Ci ritroviamo qui fra un anno".
Infine, avrei voluto chiudere con un sacco di entusiasmo per Mission: Impossible - The Dead Reckoning, che è ovviamente a Cannes Fuori Concorso. Questa saga, a dispetto del suo genere super-action, ha sempre regalato delle grandi esperienze cinematografiche e questo è (in teoria) il capitolo del gran finale. Non solo, ma Tom Cruise dal post-pandemia si è eletto baluardo della difesa delle sale cinematografiche, quindi magari qualche riconoscimento se lo sarebbe conquistato. Purtroppo le prime reazioni arrivate proprio da Cannes non sono stellari come avrei sperato. Io devo ancora vederlo, ma la corsa di Tom Cruise verso l'Oscar al momento sembra una vera missione impossibile. Un po' scontata, lo so, ma non ho resistito.
Qualche notizia sparsa e poi i saluti
Ora sappiamo più o meno cosa tenere d'occhio in questo Festival di Cannes, ma sarà altrettanto interessante vedere se qualcuno tenterà una fuga inaspettata. Un caso come The Substance sarà difficile da ripetere, ma se dovesse succedere ne sarei solo felice. Ne capiremo qualcosa di più solo il 24 maggio quando sapremo chi si è portato a casa la Palma d'Oro e tutti gli altri premi. Mentre aspettiamo, con gli occhi fissi sulla Croisette, passiamo alle notizie.
Se avete letto che da quest'anno sarà obbligatorio guardare i film per votare agli Oscar (e tutte le battute che questa cosa ha generato), vi confermo che è vero. Circa. E serve un po' di contesto. Nell'ultimo aggiornamento del regolamento dell'Academy per gli Oscar è previsto che saranno implementati dei sistemi - ancora tutti da definire - per assicurarsi che chi vota in una categoria abbia visto tutti i film candidati in quella stessa categoria. Questo non significa che, come si può pensare leggendo i titoli degli articoli che ne hanno parlato, prima si votasse a caso. Cioè, non sempre, forse nei film d'animazione. Però magari avevi visto solo otto dei dieci candidati a Miglior film e avevi deciso che era abbastanza per decidere (e se fra questi c'erano almeno Oppenheimer e Povere Creature! per esempio era anche abbastanza). Ricordiamoci peraltro che il lavoro di chi vota agli Oscar non è guardare film, ma farli. Quindi non c'è nessuno scandalo, né prima, né adesso. Sono curioso di vedere come riusciranno a implementare questi sistemi e se ci sarà un impatto sui risultati finali, vedremo.
L'Oscar per gli stuntman ha stuzzicato la fantasia di molti. Collider ha fatto un bel pezzo facendo già dei pronostici sui primi film che saranno candidati nel 2027. E io che pensavo di fare previsioni azzardate.
A un certo punto è circolato un rumor su un film di Elden Ring in sviluppo, con dietro A24. È rimbalzato qua e là, arrivando anche su testate più o meno affidabili, poi si è fermato improvvisamente e non se ne è più parlato. Sarebbe un progetto molto strano, perché Elden Ring non è un videogioco facile da adattare e il coinvolgimento di A24 è quantomeno inaspettato. Però proprio per questo mi ha colpito: se è una notizia falsa perché non inventarsela più verosimile? Forse c'è qualcosa di vero? Vediamo, nel dubbio, ve l'ho detto per primo.
I Golden Globe introdurranno dei riconoscimenti ai podcast, pare. Ha senso, considerata la crescita del media, ma non sono convintissimo. Sarà che non ho troppa voglia di sentire il discorso della vittoria di Joe Rogan.
Chad Stahelski, uno dei due registi che ha guidato la nuova wave degli stuntman a Hollywood ha fatto l'indifferente parlando del nuovo Premio Oscar che finalmente riconoscerà il loro lavoro. Secondo me c'è un po' di scena, ma il messaggio "fate i film belli, poi i premi arrivano" ha un certo fascino, lo concedo.
Come se non avessi duecento serie TV da guardare per lavoro e per studio personale, sto rivedendo BoJack Horseman. Sono alla terza stagione, in cui la trama ruota intorno alla campagna per gli Oscar. Non è un documentario, ma se volete farvi un'idea di come funziona questo processo è un bel punto da cui iniziare. E poi la serie merita, ma penso che non sia la prima volta che lo sentite.
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Ci risentiamo presto,
Mattia